Difficile risalire con certezza all’anno di costruzione della prima Cattedrale a Rapolla. Alle radici della sua storia la città aveva un tempio greco, di culto pagano, che solo alla fine del VI secolo subì l’influenza della religione cristiana. Nel corso dei secoli l’aumento della popolazione fecenascere l’esigenza di edificare una cattedrale di dimensioni maggiori. Tale funzione fu affidata, per un certo periodo, alla

Chiesa di S. Lucia, edificata probabilmente intorno all’anno 900, che è il puntointermedio tra il 603 (data di nascita della prima chiesa-tempio) e il 1253 (data di nascita della prima cattedrale).
I secoli successivi furono caratterizzati dai lavori di ristrutturazione dell’edificio, resi necessari dai continui terremoti che colpirono la zona, fino a quello del 1930, in seguito al quale fu edificata la cattedrale attualmente esistente, sullo stile di quella del 1253.

La chiesa dell’Annunziata è dono di Roberto il Guiscardo alla cittadinanza, come si legge dalla biografia del Craveri,:
” mentre Roberto con le sue Maestranze era intento a sistemare “Il quartiere” adiacente alla Chiesetta di S. Caterina ( una cappella mezza grotta e mezza casa, che molto probabilmente era stata una Laura Basiliana), giunge da Roma un corriere speciale, latore di una lettera del Papa per Roberto al quale il Papa gli garentiva il perdono e la liberazione della scomunica – per se e per il Ducato- se avesse accolto la sua proposta di accordo per un’azione comune contro i Bizantini …
E Roberto, che intimamente era assai devoto alla Madonna, saltò di gioia e per ringraziamento a quella stessa Madonna- che proprio quel giorno ricorreva la sua Festa- cambiò idea ai suoi lavori: ed invece di farne “un Quartiere “, ordinò che si innalzasse una Chiesa , intestata all’Annunziata, dall’annuncio appunto di quella tanto attesa e sospirata liberazione della scomunica”.

 

Colto da grande entusiasmo raccomandò ai tecnici di realizzare qualcosa di grande, che potesse in qualche modo testimoniare la misura della sua riconoscenza per la grazia ricevuta.
Nel contempo i lavori di demolizione per i lavori del quartiere erano già in atto, ma non furono interrotti. Le maestranze impegnate ricevettero l’ordine di demolire anche la chiesetta di Santa Caterina. In questo modo si potè disporre di un lotto più grande di quella stabilito in precedenza che comprendeva, oltre all’area dove erano state operate le demolizioni, anche lo spazio ad essa antistante.
 
 

I lavori cominciarono molto presto, ma non sempre furono condotti con sollecitudine perché il Guiscardo, impegnato nella guerra contro i Bizantini, spesso fu costretto a mobilitare i muratori per le più urgenti opere di fortificazione.
Solo al termine della guerra, nell’anno 1071, si potè terminare la costruzione anche grazie all’impiego di tutti i muratori del Ducale Cantiere. Il lavoro condotto sino a quel momento non incontrò l’approvazione del Guiscardo, a causa dell’avanzamento del corpo di fabbrica operato arbitrariamente dai tecnici, al fine di guadagnare maggiore spazio all’interno.
Oltre alla costruzione della chiesa pensò di assicurare anche una rendita annua al canonico preposto

Le fonti storiche non ci consentono di sapere con precisione quando tale chiesa fu edificata.
Si sa con sicurezza invece che essa fu progettata e realizzata come cattedrale, come risulta anche da alcuni particolari della struttura (la forma in pianta basilicale latina, con tre navate). Per quanto riguarda l’epoca della sua costruzione i pochi elementi a disposizione fanno presumere che l’edificio risale all’XI secolo.
Gli studiosi hanno riconosciuto il grande valore di tale chiesa, che presenta elementi non rinvenibili in nessun altro edificio adibito al culto presente in Lucania; di grande rilievo architettonico è ad esempio la fusione, presente nella chiesa di S. Lucia, della pianta a croce greca con la basilicale a tre.

E’ una Cappella sita nella “Foresta”, ai confini col territorio di Melfi.
Nella grotta della Giaconella, scavata nel tufo, sono rappresentate scene di vita di Santa Lucia probabilmente risalenti al XIII secolo.
Nella zona centrale sono rappresentate la Madonna con Bambino e Santa Lucia, ridipinte nel 1873. 

E’ la chiesa del Camposanto, annessa al convento e fu edificata per volere della Regina Sancia nell’anno 1315, per evitare che i monaci, rifugiati in grotte ed anfratti della zona in seguito al terremoto che aveva distrutto il Convento di San Benedetto, decidessero di tornare ciascuno nel Convento d’origine.
La regina interessò il marito, Re Roberto d’Angiò, affinchè approvasse il progetto di costruzione di un nuovo complesso conventuale in luogo del vecchio. Il Re, oltre all’approvazione del progetto, mise a disposizione dei fondi, nonché l’opera di una squadra di muratori che erano impegnati nel Reale Cantiere di Napoli, da affiancare ai monaci di San Francesco che poterono, in tal modo, portare a termine l’opera in breve tempo.
I lavori condotti furono molto apprezzati dalla regina per la vastità dei locali e dei servizi, nonché per le caratteristiche formali e spaziali dell’opera. L’unico motivo di insoddisfazione furono le ridotte dimensioni della Cappella annessa al complesso conventuale che la regina, come pure la cittadinanza, avrebbe voluto ampia e capace di sopperire a tutte le funzioni mortuarie.
Informato il re dell’accaduto, la regina chiese di far approntare un progetto per la costruzione di una Chiesa Cimiteriale da erigere accanto al convento: ancora una volta il re finanziò la nuova costruzione ed inviò lo stesso gruppo di “muratori regi” e di tecnici che in poco tempo innalzano la nuova fabbrica.
L’amministrazione del tempo fece apporre sulla facciata della chiesa, a ricordo della nuova realizzazione, la seguente lapide che oggi non compare più: 
 
QUESTA CHIESA E QUESTO CONVENTO
VOLLE CREARE LA
REGINA SANCIA D’ARAGONA CHE I MONACI
DI SAN FRANCESCO
INNALZARONO
ED IL VESCOVO PIETRO DI CATALOGNA
BENEDI’ ALLA PRESENZA
DI RE ROBERTO D’ANGIO’ E DELLA
REGINA SANCIA, CON LA
PARTICOLARE BENEDIZIONE DI PAPA
CLEMENTE V°, NELL’ANNO 1315.

Durante la prima guerra mondiale la chiesa fu adibita ad ospedale.
Il terremoto del Vulture del 1930 distrusse chiesa e convento.

In origine era un Eremo che un monaco basiliano ricavò dalle rovine di una cantina danneggiata dal terremoto; poi divenne Laura ed infine Chiesa regolarmente iscritta nei Registri di Camera della Santa Sede, nonostante le ridottissime dimensioni.
Con ogni probabilità è l’eremo più antico del paese, essendo l’unico citato sia dalla storiografia bizantina che dalle opere più famose dei critici d’arte.
Sulla parete di fondo una pittura bizantina dell’XI secolo rappresenta la Madonna della Stella con in braccio il Bambino Gesù. Si nota che, diversamente da come generalmente è rappresentato nella storia dell’arte bizantina, il Bambino non ha il braccio alzato in segno di benedizione, ma dà l’impressione di reggere in mano la fulgida stella che vistosa brilla sul petto della Madonna. La rappresentazione ritrae al centro la Madonna;
San Biagio a destra e San Michele a sinistra, che con un piede scaccia il demonio.

      .

Non si hanno notizie certe sulla fondazione della chiesa: di essa non v’è traccia nelle Bolle Pontificie né tantomeno nelle pagine della storia. L’unica notizia che segnala la sua presenza è quella di G. Fortunato che alla data 7 giugno 1276 la include nell’elenco delle sei Parrocchie del paese di Rapolla. Dunque può presumersi che nell’anno 1276 la chiesa di San Biagio esistesse e che fosse già una affermata parrocchia attiva e regolarmente funzionante, con una numerosa presenza cristiana. ‘è chi afferma che la chiesa sia molto antica, ma no vi sono elementi per asserire ciò. Essa si presenta molto modesta, un modello quasi unico nel suo genere, caratterizzata dalla commistione di stile latino e bizantino, con una torretta che si innalza dal tetto. Si può supporre che prima di essere chiesa fosse una Laura, per la scoperta di una nicchia con pitture bizantine di notevole valore artistico. Oltre ad esse la chiesa conserva altri manufatti di notevole valore artistico quali la statua lignea di Santa Maria Inelice , capolavoro d’arte locale del XII secolo; la statua di San Biagio , la piletta dell’Acqua Santa . Con ogni probabilità la statua di S. Maria Inelice e quella di San Biagio, intagliate dallo stesso pezzo di legno (un tronco di sorbo) con la stessa tecnica e prodotte nello stesso periodo, sono opera di un unico scultore.

 

LA STATUA DI SAN BIAGIO
La statua, opera di uno scultore del XII secolo, intagliata da un tronco di Sorbo, presentava un unico difetto: quella di essere troppo pesante, ragione per cui ogni volta che la si doveva portare in processione sorgeva il problema di dover impegnare sei o sette persone per volta, che dovevano darsi il cambio ogni trecento metri. La Congregazione, per risolvere il problema, decise di mandare la statua presso un laboratorio d’arte sacra nel napoletano, in modo da renderla più leggera. Essendo stata alleggerita davvero tanto sorse il dubbio che si fosse operato qualche imbroglio. Fu dunque nominata una commissione di falegnami e bottai del luogo per esaminare attentamente il legno, con un particolare esame di confronto, per constatare se i sospetti avessero un fondamento di verità o meno. Da un attento esame delle venature, della consistenza e della fattura del legno non furono riscontrate differenze, per cui si convenne che probabilmente non era stata operata alcuna contraffazione 

 ACQUASANTIERA
E’ un oggetto senza particolare pregio artistico, ma, in quanto opera dei Frati scultori di San Francesco, testimonianza e frutto del lavoro artigianale locale risalente all’anno 1617. Il manufatto è stato ricavato da un unico blocco di pietra rossa di Rapolla

Comments are closed.

Close Search Window